Non c’è esemplificazione migliore quando le persone provano sulla loro pelle, nella quotidianità, gli effetti e la dimostrazione di avvenimenti più grandi di loro. Che si tratti di pubblicità progresso o esperimenti sociali, se la nostra “normalità” viene stravolta anche di pochissimo, il risultato è sconvolgente. Meglio di una metafora, più incisiva di un esempio.
Se la Net Neutrality te la spiega Burger King
Un sondaggio condotto nel 2015, illustra come il 75% degli americani ignori totalmente il tema della Net Neutrality: eppure la maggioranza della popolazione mondiale utilizza internet per tantissime ore al giorno, conducendo la propria vita personale e professionale grazie all’efficienza di una buona connessione internet. C’è voluto un “assaggio concreto” di Burger King per semplificare al massimo la violazione della neutralità della rete, combattuta dall’amministrazione Obama, ma recentemente approvata dal governo Trump.
“Non ti forzo a scegliere nulla. Hai pagato un prezzo standard per il panino che volevi? Devi aspettare, devi subire il disservizio, affinché gli utenti più ricchi (che hanno voluto acquistare il panino deluxe) siano serviti prima”. Un concetto che calza a pennello se applicato alla virtualità del web: priorità agli utenti che possono permettersi una connessione più veloce, per servizi più veloci, forniti da società più ricche.
Chi perde in tutto ciò? La qualità, gli utenti normali e le piccole imprese.
Una sorta di “paternalismo libertario” che lascia apparentemente all’utente la libertà di scegliere i propri servizi, ma che rende l’alternativa molto scomoda e dispendiosa in termini di tempo ed energie. Una gamma infinita di contenuti, senza alcuna censura. Infastidisce vedere come nel 2018, dove tutto tende alla velocità e all’ottimizzazione dei tempi, si voglia investire sul rallentamento della rete: e allora gli utenti reagiranno come i clienti dello spot, infuriati perché devono aspettare 5 minuti in più per un panino che fino al giorno prima acquistavano senza problemi.